Al Pertini Anelli Pinto si discute di "Trattativa Stato-mafia"

In una mattinata intrisa di discorsi sulla legalità e sul senso dello Stato, Mori e De Donno, ufficiali del ROS dei carabinieri definitivamente assolti per la cosiddetta “trattativa Stato-mafia”, hanno raccontato agli studenti del Pertini Anelli Pinto-sede di Turi la loro sconvolgente verità. Il dialogo, reso possibile grazie alla collaborazione con l’Associazione Didiario, ha analizzato in particolare il rapporto tra mafia e mezzi di informazione, conducendo la riflessione verso la manipolazione della notizia.

Il dossier mafia-appalti è la chiave per svelare i misteri italiani del 1992-93 e di questo ne è testimonianza la pubblicazione di cui sono coautori i nostri ospiti “La verità sul dossier mafia-appalti. Storia, contenuti, opposizioni all'indagine che avrebbe potuto cambiare l'Italia”, Piemme, 2023.

Il generale Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno sono stati protagonisti in prima fila nella lotta contro Cosa Nostra, stretti collaboratori di Falcone e Borsellino, hanno espletato grande impegno investigativo che ha dato risultati straordinari, uno tra tutti l’arresto di Totò Riina. Eppure, sono noti al grande pubblico soprattutto per il processo sulla presunta "trattativa Stato-mafia", concluso con la loro completa e definitiva assoluzione. Oggi, finalmente, hanno potuto raccontare cosa c'è dietro la persecuzione giudiziaria e mediatica che hanno subito: il "Dossier mafia-appalti". Dopo intense indagini, l'informativa fu preparata dai carabinieri del ROS guidati da Mori e De Donno e consegnata nelle mani di Giovanni Falcone, che le attribuì un'enorme importanza. Ma nella magistratura siciliana ci fu qualcuno che frenò a più riprese e poi archiviò senza giustificazioni la pista, ancora tutta da percorrere, che stava svelando il vero volto della mafia. Uno sconvolgente sistema corruttivo istituzionalizzato che, in tutta Italia, depredava le risorse pubbliche a vantaggio di selezionate cricche di politici e imprenditori, e di cui Cosa Nostra rappresentava il braccio armato. Paolo Borsellino credeva che l'inchiesta mafia-appalti fosse all'origine della morte di Falcone, ed è molto probabile che anche la strage di via d'Amelio (con il relativo depistaggio) sia da attribuire al dossier del ROS dei carabinieri. Antonio Di Pietro ha riconosciuto il suo stretto e inquietante legame con Mani Pulite.

Insomma i nostri studenti e le nostre studentesse sono stati proiettati in un racconto di storia contemporanea: hanno potuto conoscere la verità su un'inchiesta che non doveva proseguire, nel racconto documentato e coinvolgente di due protagonisti che hanno pagato un prezzo altissimo.  

Per creare la legalità è essenziale la verità. Il nostro Istituto è nella sua mission alleato della stessa, perché vive nella consapevolezza che l’integrità morale sia merito! Per coltivare la legalità non servono grandi sforzi ma l’aiuto di tutti: docenti, collaboratori, studenti e studentesse! Pensiamo, in comunione di intenti con il pensiero della sorella di Giovanni Falcone, evocato nella conversazione della giornata menzionata, che questo sia il miglior modo per ricordare chi è arrivato a dare la vita per i propri valori di uguaglianza, rispetto, giustizia e legalità, valorizzando chi di fronte alle difficoltà non si ferma, si rimbocca le maniche e scende in campo.